#nessunoescluso
Anche stamattina sono tanti i ragazzi che riempiono le strade di Torino, accanto al mercato di Porta Palazzo, per cercare un lavoro.
Un capocantiere passa in mezzo e tutti gli vanno vicino, vocianti, a pregare e a supplicare di essere presi, anche solo per guadagnarsi un pezzo di pane. Tanta è la loro fame.
«Uno. Due. Tre. Quattro». Quattro, con un urlo, alla fine, vengono scelti.
Quattro soltanto.
E di nuovo cala il silenzio per la strada, interrotto soltanto dalle frasi di rabbia di alcuni. Ci si guarda attorno e si aspetta, dentro al freddo di questo inverno che sembra non finire più.
Finché da in fondo alla strada compare un uomo vestito di nero. Ha la talare e il cappello di un prete. Neanche il tempo di chiedersi che cosa ci possa mai fare un prete per una strada sudicia e sporca come quella, che se lo trovano davanti.
Sorride e li guarda negli occhi.
E anche lui comincia, come un qualsiasi capocantiere, a sceglierli:
«Tu… Tu… Tu…». I ragazzi chiamati, senza ancora troppo capire, gli si fanno attorno. E lui continua: «Tu… Tu… Tu…».
Chissà quale lavoro dovrà mai fare per avere bisogno di così tante braccia?
Lui li guarda, sorride e continua: «Tu… Tu… TUTTI!».
TUTTI.
Non c’è bisogno di dire altro.
E anche stamattina, le finestre delle case attorno Valdocco vedranno quel prete con la talare consumata, inseguito da tutti quei ragazzi che vanno a lavorare al suo cantiere. Dove impareranno non a costruire case, ma a diventare uomini.
Quel prete si chiama don Bosco. Ma impareranno presto a chiamarlo papà.
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