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IO SONO UNA MISSIONE: Luciano Bottan e l'Africa

Ai primi che giungono per i soccorsi e gli chiedono il nome, Luciano per tre volte risponde: “Sono un laico missionario della Diocesi di Treviso”...


IO SONO UNA MISSIONE: Luciano Bottan e l'Africa

del 12 ottobre 2018

Ai primi che giungono per i soccorsi e gli chiedono il nome, Luciano per tre volte risponde: “Sono un laico missionario della Diocesi di Treviso”...

 

Luciano Bottan nasce a Treviso nel 1965, nel giorno della festa di Tutti i santi. Dopo aver abbandonato le superiori (ragioneria) lavora come fabbro e quindi prende il diploma magistrale. Trova lavoro presso l’ente cittadino che distribuisce il metano. Si iscrive anche al corso di Teologia per laici. Collabora con la parrocchia e partecipa a molte iniziative di carattere missionario, soprattutto col Gruppone per conto del quale e del Centro Missionario Diocesano, nll’anno del Giubileo si reca in Ciad, dove trova la morte in un incidente stradale. È il 20 ottobre 2000. l’automobile, a causa dello scoppio di una gomma esce di strada; muiono lui e Jean un diacono locale. Ai primi che giungono per i soccorsi e gli chiedono il nome, Luciano per tre volte risponde: “Sono un laico missionario della Diocesi di Treviso”. Questa è la sua identità profonda. Laico missionario.

 


Luciano aveva cercato a lungo la propria strada e a trentacinque anni aveva finalmente la certezza di poterla definire: laico missionario. Non gli bastava aiutare gli altri, anche se scrive: Fare il bene è cosa che ho per natura; ma aveva la certezza che Dio voleva qualcosa di particolare: c’è sempre stato contrasto in me. Dio vuole da me qualcosa di grande. L’ha sempre voluta. Io l’ho sempre evitata, ho sempre avuto paura. La svolta spirituale avviene intorno ai vent’anni quando insieme ad un sacerdote comincia ad aiutare alcuni giovani. Fu questa l’occasione che spinge Luciano a rientrare in se stesso. Inizia a frequentare alcuni ritiri e sceglie una guida spirituale: ha inizio così la sua ricerca vocazionale segnata subito da una forte tensione missionaria: che non abbia timore e vergogna di annunciarTi.
Il suo cammino è la ricerca della santità che egli definisce in questo modo: fare tutt’uno con Colui che ci ha liberati – imitare Gesù, servendo i fratelli per fare tutt’uno con Lui – ho voglia di impregnarmi di Te, Signore.
Luciano ha capito che essere santi è la proposta del Vangelo: Il Signore sta costruendo in me la sua casa. La sento edificare pietra su pietra come a formare un Tempio, il suo Tempio. Io devo solo lasciarlo fare, faticando con Lui. 
Luciano aveva scoperto il tesoro della preghiera. Sapeva trovare il tempo per pregare, anche a lungo, soprattutto davanti all’eucarestia: Ho trovato un’arma sicura per il mio cuore e potente per il mio spirito: la preghiera. Lasciandomi andare nella preghiera mi trovo a gioire, mi sento sollevato e rassicurato, dialogo con il Signore, sento che la Madonna è vicina. - Quando scopri il valore della preghiera non riesci più a staccartene, vorresti sempre pregare di più.
Pregava in solitudine perché la preghiera nascosta è quella che vale di più. Innanzitutto ringraziava per i doni quotidiani: la vita, gli amici, la famiglia, il lavoro. Chiedeva doni spirituali: umiltà, coraggio, capacità di amare chiunque, dovunque e in ogni momento, di vivere il vangelo nella povertà come san Francesco. Intercedeva per chi soffriva, per gli amici. Aveva offerto le sue fatiche per la città senza pace di Treviso, divisa sull’accoglienza da dare agli immigrati. Ma soprattutto si abbandonava e si offriva a Dio: Voglio dare la mia vita. La voglio dare a Te, perché Tu la dia agli altri. Luciano partecipava praticamente ogni giorno alla celebrazione eucaristica. Viveva anche con regolarità il sacramento della riconciliazione dove confessava soprattutto l’orgoglio e la presunzione di fare senza Dio, l’egoismo e la paura davanti a scelte radicali nell’amore verso gli altri: sono un peccatore e sento la forza del Tuo amore alla quale non posso andare contro: Signore, sradicami quel cuore di pietra che ho e mettimi un cuore di carne. Vive la conversione come una nuova nascita: ridiventando bambino, senza difese, senza pretese, con la purezza del cuore. Partecipa alla Messa in atteggiamento di offerta: nella Messa della sera ho offerto tutto. Voglio offrirti tutto quel poco che ho. Fa Signore che io riesca a consumare la mia vita per gli altri, come Tu hai fatto per me. Nella comunione si lascia plasmare dall’eucarestia ricevendo lo Spirito di Gesù, i suoi sentimenti: Voglio riceverti, riceverti tutto, saziarmi di Te, Signore, perché solo così ha senso la mia vita. Ho voglia di impregnarmi di Te, Signore. – Egli è vivo: lo sento nell’eucarestia. Lo desidero. Lo mangio. Lo voglio sempre di più. 
Così avvolto nella preghiera se ne esce con un sospiro che ci lascia stupiti: a Te la gloria, oh Padre, Oh Gesù, oh Spirito Santo.
Dopo un primo viaggio missionario nel Benin, l’Africa è sempre stata al centro del cuore di Luciano. All’inizio vuole solamente aiutare chi ha bisogno, semplicemente con un sorriso, lavorando per costruire utili servizi. Nella preghiera chiede: che veda Gesù tuo Figlio nel prossimo; dammi il sentimento di compassione verso gli ultimi. Quando entra nel Gruppone Missionario comincia a partecipare ad alcuni campi di lavoro e matura lacune convinzioni. La prima è la necessità del suo coinvolgimento personale: tocca a me prima di tutto, è a me che i poveri chiamano; è a me che viene chiesto di cambiare vita; è a me che è richiesto di amare in ogni momento, in ogni luogo, in ogni situazione.
La seconda convinzione riguarda il cosa fare direttamente per i poveri perché si accorge che la giustizia e il denaro non sono sufficienti: l’unica strada è quella della condivisione e della speranza che il Vangelo offre ai più poveri. È il cuore che si deve ascoltare quando si pensa ai poveri; è il Vangelo che si deve adottare per andare incontro ai poveri.
Il punto chiave della sua spiritualità, il centro unificatore della sua vita è vivere in unità l’amore per il prossimo e l’amore per Dio e se la sua vita esteriore sembra parlarci dell’amore per il prossimo, la sua vita interiore, il diario spirituale ci dicono che se uno sbandamento c’è è proprio nella direzione di Dio, di Gesù. L’unica cosa per cui vivo è Gesù. (testimonianza di un amico)

 

QUI il libro che racconta la vita di Luciano

 

Ascolta la canzone che parla di lui:

 

La Redazione

 

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