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I superpoteri della pubblicità

Ci sono pubblicità che si guardano e altre che si “vorrebbero essere” o a cui si partecipa emotivamente. Ovviamente quelle che fungono meglio sono le seconde...


I superpoteri della pubblicità

del 19 ottobre 2017

Ci sono pubblicità che si guardano e altre che si “vorrebbero essere” o a cui si partecipa emotivamente. Ovviamente quelle che fungono meglio sono le seconde...

 

Parliamo con Alessio Mastroianni, 26 anni, co-fondatore e copywriter di Visualazer, un’agenzia di video marketing digitale.

 

La pubblicità di solito è la parte della tv che ci piace meno, quella che saltiamo per andare a lavarci i denti o infilarci il pigiama. Come ha fatto ad interessarti tanto da diventare il tuo mestiere?


La odiavo anche io. Tutti la odiano da bambini, poteva essere la minaccia perfetta al posto dell’uomo nero: “Alessio, se non la smetti ti metto la pubblicità in mezzo al Re Leone” questa sarebbe stata la minaccia più grande che avrebbe potuto farmi mia madre. Ma per fortuna i grandi erano così succubi che non avrebbero mai potuto pensarla una cosa del genere. 
La odiavo. Troppo. Però ci dovevo convivere perché passavo veramente tanto tempo davanti alla tv. Così, lasciandomi ispirare dalla mia esperienza infantile, scoprii che esisteva un modo per smettere di odiare le cose. Il momento clou che mi permise di capirlo fu quando la forchetta con la verdura divenne un fantastico aeroplano. E io amavo gli aeroplani. 
Per rendere amore ciò che si odia bastava cambiare il punto di vista. E fu così che iniziai a reagire in maniera attiva alla pubblicità: iniziai a giocarci. Io contro mio fratello, il primo che indovinava il brand si prendeva un punto. A fine spazio pubblicitario si facevano i conti. Arrivammo al punto di accendere la tv solo per divertirci con questo strano gioco.

 

Finché guardiamo in tv gli spot ci sembra tutto molto innocente, ma quando siamo noi a dover divulgare un nostro brand entriamo nell’ottica che tutti siamo allo stesso tempo clienti e prodotti: cosa c’è di oscuro nella propaganda?


Di oscuro c’è poco. L’unica cosa oscura è la percezione inconscia del prodotto che si crea  dopo aver “partecipato” alla pubblicità. Ci sono pubblicità che si guardano e altre che si “vorrebbero essere” o a cui si partecipa emotivamente. Ovviamente quelle che fungono meglio sono le seconde. Queste smuovono il desiderio, la necessità di possedere un prodotto per apparire a se stessi e agli altri “come quelli della pubblicità”. In sostanza gli spot soddisfano il desiderio di appartenere ad un gruppo perché nessuno vuole essere uguale agli altri… e agli altri “come quelli della pubblicità”. Alla fine il paradosso è questo: che lo fai per distinguerti ma finisci per essere uguale alla massa.

 

Come ti fa sentire il fatto di essere tu stesso l’oggetto di studio di google, facebook e di quanti altri abbiano bisogno di te come “fan base”?


Finché il mio essere cavia servirà a migliorare la mia esperienza di navigazione, non mi dà nessun fastidio. Vero che lo fanno per i loro interessi, ma se lo facessero esclusivamente per quello queste piattaforme morirebbero domani. Per avere guadagno in cambio ci devono dare dei servizi e finché i servizi saranno funzionali e ottimi loro guadagneranno. È un do ut des.

 

Più immagini che parole, video di breve durata ed informazione immediata: si può dire che la pubblicità più efficace è quella che insegue le pigrizie dell’uomo?


“Si” diciamo che è quella che si amalgama meglio al mezzo in cui è inserita. Anche se passiamo tanto tempo sui social, l’intenzione, nel momento in cui apri l’app è quella di starci pochissimo. I contenuti pubblicitari, di conseguenza, devono essere pensati per un pubblico che ” non ha tempo”.
 

Ma parliamo di lui, il più ambito: il misterioso Iphone X.  Nelle lezioni gratuite di video marketing che tu, Simone La Rosa e Adriano Spadaro tenete online il messaggio è chiaro: l’utente acquista non tanto l’oggetto in sé, ma la sensazione che riceve dopo averlo acquistato. Cos’ha di accattivante l’Iphone X rispetto ai suoi avi?


L’iphone X, l’ho scritto anche in un articolo della VideoMarketingAcademy, è il prodotto più economico per entrare nel club dei benestanti alla moda. Tutti gli altri prodotti (macchina, auto e vestiti) o costano troppo oppure costano uguale ma si consumano prima. Teoricamente chi appartiene realmente alla fascia di target dell’iPhone, non si dispera se gli si rompe lo schermo del telefonino. L’iphone, per chi lo compra a rate, è un abbonamento ad un club di lusso.

 

Quindi più che un’innovazione tecnologica è il rinnovo della stessa spavalderia che avevano i proprietari del primo modello?


No, non mi permetto di dire questo, sicuramente ci saranno delle innovazioni tecnologiche avanguardistiche. Tantissime rispetto al primo modello, poche rispetto a quello precedente. Ma penso che la maggior parte di chi lo acquisterà non lo farà per queste.
 

Torniamo alla pubblicità come strategia di marketing. Negli spot nulla è lasciato al caso: sapresti dirci qualche esempio di tecnica in tal senso? Perché ad esempio ci sono categorie di prodotti che vengono unicamente da figure femminili?


Prendi per esempio un dietologo: affideresti mai la tua nutrizione a lui se fosse grasso? Il gioco è lo stesso. Chi vede il commercial deve fidarsi del testimonial che glielo presenta. Un maschio non sarebbe credibile se sponsorizzasse molti di quei prodotti che per cliché vengono scelti dalla figura femminile come per esempio i prodotti per la pulizia della casa o per la nutrizione di un neonato. Ma neanche un maschio si fiderebbe di un maschio che glieli consiglia.
La maggior parte delle persone sbaglia perché vuole parlare con tutti, che equivale a non comunicare con nessuno. La legge dei grandi numeri funziona male nella comunicazione persuasiva.

 

Parliamo del futuro: qual è quello della pubblicità? Se attualmente le inserzioni online sono adeguate alle ricerche frequenti dell’utente, quali saranno le prossime frontiere dell’advertisement?


Ti posso parlare del presente, la pubblicità si è sempre adattata ai mezzi di intrattenimento che l’essere umano sceglie, evolvendosi all’interno di essi. Ai tempi della stampa sono iniziate le pubblicità cartacee e poi quelle radiofoniche con l’invenzione della radio e così via. La pubblicità deve studiare sempre gli usi e i costumi del target a cui si riferisce. Oggi ha preso piede quella digitale e i prodotti video stanno riscontrando un notevole successo in termine di attenzione e condivisibilità. Adesso con la pubblicità digitale possiamo osare dire che essa è diventata palpabile. Ci sono diverse applicazioni che ti permettono di capire in quante persone hanno visto il video e in quanti da questo video sono arrivate ad acquistare il prodotto. È leggermente più tangibile rispetto a prima. Possiamo parlare realmente di investimento quando prima era quasi come giocare al lotto e non sapevi se chi si presentava al tuo negozio lo faceva perché aveva visto la pubblicità sui cartelloni per strada o perché era di passaggio.

 

Sabrina Sapienza

https://www.cogitoetvolo.it

 

 

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